Un post di non-capodanno
Frammenti post-moderni d'immaginario post-adolescenziale.
La prima cosa che mi viene da dire, è che il tutto è passato sopra la mia testa con molta-troppa disinvoltura…oserei dire lasciandosi dietro ben poche emozioni. La seconda, è che è ci sono rimasto male nel constatare il poco affetto di più d’uno di coloro ai quali io non ho mai negato, invece, la mia cerimoniosa baldanza. La terza e ultima, è che se ragiono con la testa, invece che col “cuore”, mi rendo conto di essere contento e soddisfatto di me.
Ore sette e cinquantacinque pullman, poi ancora pullman, poi salita, scale, porta, aula…Ci siamo. L’estate duemilasette si ferma qui; la mia amata sfumatura blu oltre la finestra si è levata precocemente e mi fa compagnia, assieme ai Depeche Mode. Tutto sarò adesso tremendamente diverso. Nulla delle mie amate-odiate abitudini rimarrà uguale. Comincia un percorso che, nel veloce-lento apparire del tempo, deve portarmi lontano, molto lontano. Un vero giro di boa. Perché la vita è sempre un cambiamento, sempre un “non è per sempre”…anche per quelli che non lo vorrebbero e si beano (e soffrono) di una bugia di stabilità. Non porto rancore per loro, ma solo acqua per il mulino della mia indipendenza. Incompleta. Bastarda. Ottobre. Ventitre anni. Diari bizzarri nel cassetto, un’estate di vagabondaggio sufficiente, belle foto che mi riscalderanno la memoria nei pomeriggi invernali, quando alle cinque è già buio. Con te ho sbagliato tutto, ancora una volta, uccidi il lirico cazzo, uccidilo…svegliati J. Peccato che quasi nessuno di voi condivida il mio cerimonioso bisogno di sublimare il tempo. Va bene che può far anche sorridere...but...Non vi porto rancore, ma voi lo capite ? Perché quello che voglio è questo, imprime alla vita un sigillo arroventato nel fuoco scintillante, un morso che arriva sino all’osso…voglio coltivare sino all’impossibile il mio “occhio vitreo, leggermente iniettato di sangue”. Che ne sarà del mio tempo, ora che lo impiegherò sino all’ultima goccia ? She didn’t. E davvero, presto o tardi, volerò giù col parapendio, osservando finalmente questa città cosi strana da una posizione di totale autorità ? Brucia, maledetta Bergamo, brucia…Non sono l’unico a chiedertelo. Ma forse potrei essere l’unico a pensare lo stesso per qualsiasi altro luogo. Ottobre. Festa Halloween al Bloom o almeno si spera, capodanno chi lo sa – la vedo male -, natale sempre più nostalgico, pasqua di grandi, grandissime speranze. Un passo indietro: Novembre. Mi laureo. Virgin Radio. Style rock. Anni ventitré, storie d’amore in qualche modo importanti una, storie d’amore veramente importanti nessuna, amicizie e relazioni sociali a seconda dei monsoni, self-esteem un poco, quel che basta insomma…Viel bleibt noch zu machen, però mi riconosco il merito del tentativo. Well, it’s always about time.
..Sulla strada verso casa sentivo dentro di me di non voler tornare, quando di solito i motivi per chiudere la serata non mancano mai. E dicevo cazzate, perché l’unica cosa che volevo dire, non potevo dirla. Sono arrivato a casa e tutto è stato come sempre: mi sono spogliato, sciacquato e ho riempito la bottiglie d’acqua per la notte. Ma una volta al buio, nella stanza, non era davvero il caso di dormire. Seduto sul letto ho riguardato le foto, bruttine – forse meglio così. Ma una bella c’è…e il ricordo che avrò di lei manterrà sempre delle sembianze verosimili. Dove la trovo, un’altra che guarda il neo-realismo, che ascolta i Joy Division e che è bella da far male…davvero non lo so. Dunque, i calcoli son presto fatti: è una vita che non mi sentivo così. Agitato, triste, pensieroso, vivo in negativo, felice per riflesso, sognatore a vuoto, stupito, stupido ma pieno di qualcosa…di emozioni che per una volta assomigliano ad un sentimento. E’ tutto molto, decisamente, very silly. Cosa posso farci. Non siamo mica padroni del nostro destino. E poi il mio, si diverte a pigliarmi per il culo, e forse io, lo aiuto nella sua opera bastarda. Sulla strada verso casa già sentivo che lei mi mancherà. E passerò qualche tempo a chiedermi se sia sano cercare di risentirla, sfruttando quelle amabili-odiali comodità tecnologiche che fingono di colmare la distanza che ci separa. Nei film, tutto questo non esiste, in breve tempo sai già se un futuro esiste o meno. Mi consola sapere di essere ancora nel limbo dell’insicurezza, nei confronti di quanto è successo. Sarà più facile dimenticare. Hey, ma se dimenticare è terapeutico, ricordare è un gesto di rispetto verso la Bellezza...e io voglio ricordare. Il suo sorriso, il suo taglio di capelli, il suo sguardo, la sua pelle (molto probabilmente splendida), la mela che stava mordicchiando scendendo dalle scale, il suo taccuino, la piccola ma più-che-sufficiente porzione di seno non nascosta dalla sua camicia bianca, le cose che mi ha raccontato…e perché no, i viaggi mentali (forse a senso unico) che si sono liberati dai nostri discorsi. Sai, è davvero un peccato che non ti piaccia proprio quella canzone, perché tu sei davvero fucking special…E il soffio di brivido che mi procuri è un dono rarissimo al quale mi sento ormai disabituato. L’estate volge al termine, a Bergamo diluvia e io vorrei illudermi di ritrovarti un giorno accanto a me in qualche passeggiata, oltre che nelle note di qualche canzone.
E’ questione di poche ore. La perplessità di una periferia fantasma si popola di risate dipinti su splendidi volti giovani, il vino viene stappato, le macchine fotografiche vengono estratte dalle tasche quasi all’unisono – niente dev’essere perduto ! – i joint passano di mano in mano ed il sudore di un viaggio di magari quarantotto ore scompare improvvisamente…Lo ritroviamo tutto d’un botto nel letto della piccola camerata, sfondata dalla luce accecante e precoce dell’alba baltica, nei passi lenti e assonnati che ci conducono per le vie di questo angolo di mondo. Non ha grande importanza quale sia, ciò che conta è che siamo qui, assieme. Orfani della nostra consuetudine da nemmeno ventiquattro ore, ci si piglia in giro a vicenda come solo gli amici osano fare. Quale collante ci unisce ? Il viaggio, la giovinezza, la sete di esperienza.. ? Mangiamo le peggio sottomarche del supermercato, quelle che le nostre mamme ci hanno sempre insegnato ad evitare, camminiamo scalzi sul cemento, passandoci bottiglioni di rosso da un litro e mezzo…parliamo di viaggi, di fughe, di posti stupendi...Vino e sogni. Di mano in mano, saliva in saliva. Siamo, in un certo senso, dei privilegiati…Si, dei fuggiaschi privilegiati con una grossa responsabilità verso il mondo che sarà…perché ci appartiene, nonostante Bush, Berlusconi, il cambiamento climatico e tutte le nefandezze che ammaiano le nostre bandiere.