sabato, novembre 25, 2006

Di lupi e demoni succubi

Non c’è nessun fade-out o fade-in tra il quarto e il quinto pezzo di “Ok Computer”, rispettivamente “Exit music” e “Let Down” dei Radiohead. Se Exit Music è un pezzo desolante che si chiude con un piagnucolio o quasi, la malinconia infinita dell’arpeggio iniziale di Let Down mi spinge davvero verso un abisso di annichilimento. Un’altro passo, un altro ancora, sempre più giù. Descrivere un stato d’animo, è cosa ardua. Sono i pochi secondi, in cui mi rendo conto che non ci sarà nessuna resurrezione dalle tenebre di Exit Music. Crudeli, Radiohead. Un punto fermo, bloccato in un punto imprecisato del globo, incapace di riconoscere l’orizzonte, assolutamente incapace di parlare, tante è rotto il suo fiato, dentro il suo organismo, vuoto. Poi le note dell’arpeggio scorrono (come gocce di pioggia, o forse lacrime) e sull’umido della finestra mi ritaglio un spazio pulito per guardar oltre. E’ tutto così tremendamente normale ! Sarà forse per questo che non c’è ragione di prendersela per il contatto abortito con Lei, avvolta nel suo cappotto rosso, e me, nella mia sciarpa rossa. E’ più normale pensare che non ero obbligato a farlo. E’ più normale pensare che anche lei avrebbe potuto rompere quel silenzio atroce. E’ più normale pensare che, insicurezze a parte, non avevo comunque trovato dentro di me alcun sentimento, nemmeno questa volta. Lei nemmeno mi piace ?! La grande calma, il sollievo dall’irrequietezza, nella rassegnazione. E voi, la vostra dolcezza ! La vostra dolcezza, maledetti Radiohead, è una consolazione criminosa per chi, invece, farebbe meglio a punirsi per quelle parole preziose rimaste incastrare nelle paludi del pensato. Forse sarei dovuto scivolare su quel mucchio di foglie inzuppate e battere forte la testa. Così non è stato.

...When do we escape ?

(Il bel dipinto è opera di Giovanni Boldini (1845 -1931),
per maggiori informazione sull'autore visitate Giovanni Boldini)

lunedì, novembre 13, 2006

Verso una letteratura proletaria flatrate ultraveloce



A scopo di sputtanamento personale e di convergenza di intenti verso un imminente attacco al cuore del sistema, eccovi un link da cui scaricare un mio racconto - il primo che sia riuscito a finire senza cestinarlo subito dopo.

Angelo dalle Ali Pazze (se non apre link, fate click col destro e poi "salva con nome". Se ancora non funziona, lasciate un commento - verrete richiamati.)

Consta solo di - mi pare - 13 pagine scritte grandi. Per qualche ragione idiota, non sono riuscito a trasformarlo in PDF, have mercy...E mi raccomando, stampatelo..non leggetelo al pc !

Prima del consumo: a) Potete scegliere di non leggerlo andando così a rinsaldare le file del preoccupante numero di italiani che non leggono libri. Dio abbia pietà di voi.

b) Potete leggerlo e decidere di non commentarlo, dio abbia pietà di voi.

Disclaimer: Ogni riferimento a persone ed eventi non solo non è assolutamente casuale bensì è il risultato di una più o meno complessa e riusciuta opera di camuffamento letterario atta a portare a galla proposte di senso e bellezza per le cose che viviamo e sopperire alla mia preoccupante mancanza di stimoli e ispirazione.

This plain beautiful photo is taken from the Flickr Page of Lara Jade. I really suggest you to pay a visit by clicking here http://www.flickr.com/photos/larajade/. Her works are really amazing !

domenica, novembre 05, 2006

The blues in my head

Qualcosa nel mondo e dentro di noi, forse una speranza o un’errata comprensione dei movimenti del cosmo, vorrebbe il Tempo un susseguirsi lineare di eventi, qualitativamente segnati da un’idea di progresso…o degenerazione. Tu ci scherzi ingenuamente, ma è proprio così, nulla è più stato uguale da allora. Io osservo, piuttosto, la mia vita come un mazzo di Shangai gettato alla meno peggio sul tavolo. L’insieme degli eventi che mi hanno visto partecipe si accavallano l’uno sull’altro caoticamente, soffocandosi o creando anguste strettoie di fuga. La forma che vedi dall’alto è una circonferenza confusa, assolutamente imperfetta, tagliati da profondi contrasti. E’ stata una fine che non ha visto seguirsi nessun inizio, nessuna nuova alba, apparentemente.
Oggi ho ricevuto dei segnali importanti da uno di quei binari della mia vita che credevo morto o comunque incapace di comunicazioni. Uno di quelli pieni di altri bastoncini sopra, sotto, in parte…ovunque. Forse, bisognerà aspettare di levare tutti questi intralci per capire se il binario è veramente morto. O se invece allatta al seno un futuro stupendo. Potrebbero volerci anni, potrebbe non bastare una vita, di sicuro potrebbe non dipendere da me. Ma non sono così sconnesso per non accorgermi quanto sia bello sapermi ancora nei tuoi pensieri, anche se in una notte senza alba.

Ma come posso io – proprio io, proprio adesso, proprio qui – campare di sogni ? Specie di quei sogni con tante spine attorno. Non posso, è la stessa morale che impedisce di mostrarti davvero quello che provo.

“ La chiave della felicità
È la disobbedienza in sé
A quello che non c’è,
Perciò io maledico
Il modo in cui sono fatto
Il mio modo di morire sano e salvo
Dove m’attacco,
Il mio modo vigliacco di restare.
Sperando che ci sia
Quello che non c’è. “

mercoledì, novembre 01, 2006

Ballare con Tristezza


I nichilisti arrivano tra i primi e si siedono infondo a destra, cessi a portata di mano. Li riconosci dal look: camicie, cravatte, bretelle, occhiali spessi, capelli voluminosi. Dark Entries. Li riconosci dalle andature agili e dalle pose rilassate, è la pace rassegnata di chi non distingue la vita dalla morte. I nichilisti hanno un boss, con pantaloni zebrati e mesh, strizza l’occhio ai Village People, al suo fianco una figura femminile predominante, in un lungo e sensuale vestito nero. I due ballano quando non balla ancora nessuno e quando il DJ passa i Bauhaus. Gli occhi sono su di loro ma loro non se ne curano. I sospetti di omosessualità sul capo svaniscono molto presto all’inaugurarsi di giochi di lingua nichilisti. Un bacio nichilista comprende tre momenti: bacio, morso, lingua. Il capo dei nichilisti parlotta col suo vice, il biondo con le bretelle e con un terzo, l’altro biondo con gli occhiali spessi. Pianificano giochi sessuali decadenti. I nichilisti sono una specie di comune, si appartengono, si distinguono fortemente. La loro bellezza sinistra attrae una giovane aspirante nichilista: alta, magrissima, cimiteriale, gonna corta, anni ’80, pulp fiction. I nichilisti esultano in silenzio ed educatamente la corteggiano a turno. Il DJ passa i CCCP. I nichilisti non provano alcun approccio con le ragazze, lasciano che siano le dame a impelagarsi nel loro fascino crepuscolare. Tutti invidiano i nichilisti. Non danno confidenze, non credono nei sentimenti, si legano solo ad un gruppo di punk-oi. I nichilisti escono dal locale per prendere una boccata d’aria, una di passione e una di veleno. Riposati, soddisfatti e allucinati ritornano in pista, allo stesso posto, dove nessun aveva osato ballare in loro assenza. I nichilisti attendono che il DJ passi i Depeche Mode per fuggire poi nei loro loculi. Tra altre boccate, luci basse, fari contro finestre umide, solitudini, malinconie escatologiche metropolitane. Arriva l’alba, in bagno a struccarsi, c’è ancora lo stereo acceso: Dark Entries.

(Foto nichilisticamente presa in prestito da: http://www.ondarock.it/Bauhaus.html)